Senti chi parla?! Le corde vocali

rob 1Che bello, stasera si canta. Si canta sul serio, col silenzio, la tensione, i tacchi, gli applausi e tutto quanto. Siamo sempre felici quando succede. Non è solo una questione di movimenti, di esercizi meccanici, ma di sensazioni, di un benessere che proviamo anche noi insieme a lei senza bisogno che ce lo diciamo.

Ai concerti è bello: la tensione che proviamo è diversa da quando siamo a casa, o siamo alle Messe o a scuola. A casa a volte è proprio faticoso: si fanno per dei minuti interminabili gli stessi movimenti, sempre quelli. A volte glielo diciamo pure. Lei si ferma un po’, ma poi si ricomincia. Una noia mortale.

Alle Messe noi passiamo quasi in secondo piano, più che altro tocca chiacchierare col microfono. Quello che è arrivato da poco in Duomo tutto sommato ci è simpatico. Quello di prima era altezzoso, quasi antipatico, faceva finta che non gli importasse di noi e si metteva a fischiettare. Mancava che si girasse dall’altra parte. Quello nuovo invece è tutta un’altra cosa ed è pure bello e per noi, che non abbiamo altro da guardare, è un sollievo.

Quando ci porta a scuola, invece, è sempre un lavoro di dribbling: spostati qua, spostati là, alza, abbassa, tutto per evitare i bacilli che vediamo passare quando le danno i bacetti. A lei piace, ride, ride tanto, ma per noi è una tale fatica…

Essere delle corde vocali, uno non ci pensa, ma è impegnativo. Devi esprimere tutto quello che dall’alto o dal basso ti comandano, e la mente e la pancia non sempre vanno per il sottile. Tutte le tensioni, positive o negative, passano da noi: la rabbia, il buon umore, la tristezza, l’ansia, la serenità… “ Gli occhi sono lo specchio dell’anima”, dicono. Per tutte acciughe del mondo, siamo noi il riflesso dell’anima!

Comunque, stasera si lavora sul serio. Quando succede sentiamo che, i giorni prima e per tutto il giorno stesso, l’attenzione è su di noi: se siamo secche, se siamo in forma, se ci stiamo affaticando, se siamo troppo rilassate. Tutta la concentrazione è su di noi. E noi ne siamo felici, anche perché le coccole aumentano: lei li chiama “rimedi della nonna”, ma per noi sono solo cose calde, dolci e delicate. E così ci rilassiamo, lei e noi.

E’ un lavoro che ormai facciamo da tanti anni e ci piace, soprattutto perché sentiamo che a lei piace tanto. E’ rilassata e felice quando lo fa. Non sappiamo come sia possibile, soprattutto in concerto. Lei lo chiama “dono”, ma secondo noi un po’ è dono e un po’ è lavoro passato.

Non sempre è stato facile andare d’accordo, eh. Un po’ di dispetti glieli abbiamo fatti, dobbiamo confessarlo. Ma alla fine un accordo lo abbiamo sempre trovato: un po’ di morbidezza da parte sua, e collaborazione da parte nostra e tutto si è sempre risolto.

Bene, siamo arrivate. Stiamo salutando tutti. Il posto è un po’ freddo. Sentiamo che inizia a preoccuparsi. Iniziamo la prova. Non ti intesire: dobbiamo riscaldarci, dacci tempo. Ecco, così, bevi e sorridi. Speriamo che non venga nessuno a salutarla prima del concerto per non deconcentrarla. Non sembra, ma gli esecutori, il “di qua”, anche se parlano e noi con loro, non la distraggono troppo, mentre il “di là”, il pubblico e gli amici, la portano emotivamente “fuori”. E noi con lei.

Silenzio. Si inizia. E’ tesa, ma non agitata. E’ quella tensione dell’atleta che prepara i muscoli e la mente prima del salto, dello start, del tiro. E noi siamo pronte. Un check rapido agli altri: muscoli del viso, trapezio, muscoli intercostali, diaframma, muscoli lombari. Tutto a posto. Solo i piedi sentiamo che si lamentano, ma li conosciamo: i tacchi la fanno così elegante, ma non le piacciono molto. Pazienza, le suggeriamo che per essere belle bisogna soffrire. Sorride, mi sa che ci ha sentite.

Entriamo. Guarda il pubblico, guarda gli altri musicisti, sorride. Silenzio. Inizia ad ondeggiare impercettibilmente, è l’introduzione. Le piace. Ecco, tocca a noi.

Aperte, aria, stasi, tensione… Si vibra!

vocalchords(di Roberta Frameglia, 10 novembre 2015)

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