Flow gently, dear Afton…

E’ ricapitato. Un film che mi avrebbe lasciato poco, grazie ad una canzone è diventato motivo di citazione, di ricerca, di commozione.

Si tratta di Genius, un film biografico del 2016, che racconta il rapporto lavorativo prima, maturato in amicizia dopo, fra il grande editore Maxwell Perkins e lo scrittore Thomas Wolfe, sviluppatosi intorno al 1930 a New York. Il cast stellare del film (Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Laura Linney, ecc) e l’argomento, mi hanno attratta fin da subito. Perkins è stato lo scopritore e il curatore editoriale di molti grandi della letteratura americana di quegli anni, da Scott Fitzgerald a Ernest Hemingway, fino al meno conosciuto (da noi) Wolfe, scrittore eccentrico e dissoluto, con cui il pacato e misurato Perkins, che non toglie il cappello nemmeno a tavola con la moglie e le 5 figlie, instaurerà un rapporto lavorativo fatto di contrasti, ma ugualmente di forte amicizia. “Genius” potremmo riferirlo allo scopritore di talenti e ai talenti stessi. Un titolo “palindromo”.

Però, nonostante il cast, a mio avviso il film non decolla, resta grigio-seppia com’è la fotografia di tutto il film. I dialoghi rimangono scambi e non incontri, le scene sembrano spezzoni e non vi ho percepito fluidità; c’è stata molta attenzione ai dettagli (le unghie di Max impeccabili e quelle di Tom sporche), qualche buona idea (i due amici sul tetto a guardare la città nella penombra, ad esempio, momento in cui Tom rivede in Max il padre che non ha mai avuto), che non ha avuto sviluppo, non ha avuto una direzione globale. Nemmeno quando Wolfe trascina Perkins e il suo cappello in un Jazz Club di Harlem, e il piede di Perkins si lascia andare a battere il tempo, la storia si è rivelata originale: tante volte si è vista una scena simile, era prevedibile. 

Ma un momento da togliere il fiato c’è stato. Alla fine del film, al funerale di Wolfe. Devo però essere sincera: non per la trama, ma per la scelta della canzone.

Si tratta di “Afton water song”, che Perkins, in un altro momento del film, chiama “Flow gently, sweet Afton”, definendola la sua canzone preferita. Tutta la colonna sonora è affidata al compositore Adam Cork, vincitore di Tony Awards e collaboratore di lunga data del regista Michael Grandage. In particolare la rielaborazione per coro a cappella di questo canto è, nell’apparente semplicità, grandiosa.

La canzone è la prima strofa del poema lirico che descrive il fiume Afton in Ayrshire, in Scozia, del quale sotto aggiungo il testo e la traduzione. Fu composto dal poeta Robert Burns nel 1791 e musicato da Jonathan E. Spilman nel 1837. Il ritmo di tutta la poesia è molto dolce e rilassante, sviluppato prevalentemente in molti monosillabi. Può essere visto come un inno alla pace ed è spesso cantato sulla melodia del famoso canto natalizio “Away in a Manger” chiamato “Cradle Song”.

Musica e testo accompagnano insieme il momento di pace finalmente trovata dallo scrittore Wolfe, dopo una vita costernata di eccessi di esuberanza e depressione, di successi e disperazione. E’ un momento che ti lascia senza respiro, non muovi un muscolo e tutto è concentrato a gustare le armonie, i movimenti delle voci, le sospensioni armoniche e le risoluzioni, in un fluire di respiri e apnee, respiri e apnee… Meraviglioso.

Il bardo scozzese Robert Burns, autore del canto, è anche l’autore del più noto “Auld Lang Syne”, nota in Italia come Valzer delle candele, oppure  Il canto dell’addio, canzone tradizionale diffusissima nei paesi di lingua inglese, dove viene cantata soprattutto nella notte di capodanno per dare l’addio al vecchio anno e in occasione di congedi, separazioni e addii. Il testo della canzone è un invito a ricordare con gratitudine i vecchi amici e il tempo lieto passato insieme a loro. Burns è un poeta tutt’oggi ancora molto celebrato e Società letterarie e singole famiglie organizzano ogni anno una cena in onore dell’anniversario della nascita del loro bardo, il 25 gennaio. Per l’occasione, l’intera nazione celebra la propria identità e il proprio orgoglio scozzese, seguendo le bicentenarie tradizioni in modo attento e nostalgico.

Consiglio, nonostante la mia opinione poco entusiasta, di vedere il film, per poter gustare l’ascolto di questo brano nel contesto della storia. In ogni caso, il link sotto rimanda al brano singolo.

https://soundcloud.com/milanrecords/1-17-requiem

 

Flow gently, sweet Afton, among thy green braes,
Flow gently, I’ll sing thee a song in thy praise;
My Mary’s asleep by thy murmuring stream,
Flow gently, sweet Afton, disturb not her dream.

Scorri piano dolce Afton, tra le verdi rive,
scorri piano, ti canterò una canzone in tua lode;
la mia Mary si è addormentata al mormorio della tua corrente,
scorri piano dolce Afton non disturbare il suo sonno.

(di Roberta Frameglia, 4 febbraio 2018)